Sacro e profano rispecchiano le tradizionali usanze siciliane.
Immergersi nel mondo costellato dai riti e tradizioni siciliane pasquali vuol dire sognare eventi passati. Il presente, è vero, si vive ogni giorno, ma il popolo siciliano ha radici indelebili nel passato. I siciliani vogliono accantonare gli effetti della Pandemia Covid. Il clima della Pasqua diventa balsamo, unguento benefico di positività. In una società tanto caotica e moderna si contribuisce a rammentare ai credenti la dolorosa passione, la morte e la Resurrezione di Cristo. La Pasqua siciliana è ricca di sacro e profano, profuso dalla cultura greco-araba-bizantine. È bello ricordare quei riti della comunità arbëresche, “enclave” delle cultura orientale. La lavanda dei piedi del giovedì Santo è uno dei gradini-simbolo della purezza della vera cristianità, in cui la nostra popolazione sembrerebbe identificarsi.
Facendo un excursus nelle “traditio”si evidenzia a San Fratello (Messina) il rito medievale della Festa dei giudei.
Centinaia di uomini, i giudei, per tre giorni indossano un costume e calzoni rossi, con la testa coperta da un cappuccio. Sopracciglia arcuate, con catene, vanno per le strade del paese e accompagnano le celebrazioni liturgiche. A Marsala (Trapani) la processione dei Quadri Viventi con la statua del Cristo Morto e la Madonna Addolorata, piangente per il figlio. Il venerdì Santo a Trapani c’è la processione dei Misteri, con diciotto statue di legno della Passione di Cristo. Risalente ai sec. XVII, dove i “massari” effettuano “l’annacata ”, un movimento ondulatorio. A San Cataldo (Caltanissetta) sfilano statue gigantesche di cartapesta, gli apostoli, finalizzate all’incontro del Cristo risorto e delle pie donne. Celebri gli Archi di Pasqua di San Biagio Platani (Agrigento). Le due confraternite della città, Madunnara e Signurara, preparano il salice, asparagi, alloro, rosmarino. Il rito tra Diavolata e Angelicata di Adrano (Catania), in cui la mattina di Pasqua viene allestito un palco, su cui viene recitata “La Resurrezione”. La lotta tra il bene e il male si conclude, quando l’Angelo costringe il male a pronunciare la frase ”Viva Maria”. A Terrasini il giorno di Pasqua è dedicato alla Festa d’i Schetti, cioè i giovani celibi. I giovani provano, ad alzare in alto con un braccio solo, un albero d’arancio del peso di circa 50 chili. L’albero va in giro per le strade, ma si conclude sotto casa delle fidanzate, come a raffigurare il raggiungimento dell’amore. Ai primi del ‘600 è da datare la cerimonia della Madonna Vasa Vasa, di Modica (Ragusa), la domenica di Pasqua. Le statue del Cristo e della Madonna vengono portate in processione per le vie del paese. La Madonna indossa un mantello nero, in segno di lutto, alla ricerca del figlio. L’espressione “Madonna Vasa Vasa”, dove le due statue si avvicinano come per darsi un bacio. A Messina si assiste ai sepolcri del giovedì santo, in cui si vuole che si visitino almeno 3 chiese.
Il Venerdì santo, in un clima di forte emozione e di suggestione corale, ha luogo la processione delle Barette o Varette, una delle più antiche e sentite feste religioso-popolari della città, risalente al 15’ secolo, durante il dominio spagnolo. Un lungo corteo di fedeli, tra cui numerose confraternite in costume tipico, accompagnano i “quadri” della Passione per le strade principali, fino a Piazza Duomo, dove l’arcivescovo impartisce la benedizione con “il Sacro Legno della Croce”.
La più commuovente scena delle Barette messinesi è sulla via del ritorno, nella salita di Via della Zecca, ricordando la corsa di Gesù per unirsi al Padre.
Per ogni stazione c’è una fermata. Al forte rumore di martello dei battitori, si riprende il cammino al suono della fanfara e al grido di W Gesù. A sera tarda le Barette vengono collocate nella Chiesa di Via Oratorio della Pace. Sembrerebbe da talune testimonianze popolari tramandate, che durante il periodo spagnolo all’interno siano avvenuti saccheggiamenti. Da qui volgarmente definita “chiesa sconsacrata”. I riti e le tradizioni siciliane rimangono incise nei cuori degli isolani. Pasqua della vita che si rinnova, dell’uomo che vuole lasciare ogni segno di rancore e tristezza. La realtà è vita di speranza. Sembrerebbe l’immagine della nostra terra, che abbraccia e dà conforto. La Pasqua, dunque, è anche la Sicilia che accarezza i suoi figli in ciascuna parte del mondo.