Siamo andati a visitare la mostra “Nello spazio, il tempo” dell’artista siracusana Filippa Santangelo, in esposizione alla Tenuta Rasocolmo fino al 25 agosto, curata dalla critica d’arte Mariateresa Zagone.

È con lei che abbiamo dialogato sulla genesi di queste opere e sulla storia artistica della pittrice classe 1980.

L’artista, che punta forte sui giochi di prospettiva, si è accostata tardi alla pittura, dopo un brillante percorso universitario in giurisprudenza. Ne rimane folgorata quasi per caso, una decina di anni fa, e, dopo l’Accademia, dedica le sue energie ai grandi formati mettendo su tela interni profondi, architetture industriali abbandonate, snodi di scale in androni diruti dai muri scrostati, spazi liminali perfettamente inquadrati dalla prospettica centrale dalla cui costruzione si ricava una nozione di tempo inteso ed indagato come elemento compositivo.

“Le opere in esposizione creano un cortocircuito percettivo mantenendo la costruzione geometrica ancorata alla prospettiva monoculare in cui lo spazio pittorico è scandito, in una sorta di cannocchiale, da piani temporali in progressione ma rendendo il tempo matematico del tutto irreale – spiega Mariateresa Zagone – I nostri occhi e la nostra coscienza percepiscono una realtà unica nella quale ogni attimo presente compendia e conserva in sé l’intero. La visione è quindi complessiva e totale e la percezione, in ogni movimento sotteso e non visibile, è quella della intangibilità del tempo. La nozione, l’intuizione, l’azione che abitano quegli spazi si legano gli uni agli altri senza il presunto collante del tempo, tutto viene vissuto in un attimo che è insieme passato, presente e futuro che così si annullano. Perché è così che funzionano sia il tempo dell’infinitamente grande che quello interiore”.