La mostra “Mavare – Il potere del femminile” alla Foro G Gallery è stata ideata quasi per gioco dalla critica d’arte Mariateresa Zagone e dalla gallerista e fotografa Roberta Guarnera, dopo l’ennesimo incontro per buttar giù nuovi progetti artistici. Questo, nello specifico, nasce come una call, che ha visto la partecipazione di artisti provenienti da diverse regioni d’Italia che hanno rivisitato, in modo del tutto personale, il concetto della figura femminile in rapporto alle loro capacità taumaturgiche.

Il titolo, ben conosciuto alle nostre latitudini, richiama infatti alle figure delle donne guaritrici che mettevano in atto rituali di antica tradizione per curare qualunque problema di salute oppure per togliere il malocchio. Ebbene, queste pratiche hanno resistito fino a qualche decennio fa, e lo sappiamo dai ricordi della nostra infanzia. Non è un caso che Mariateresa Zagone abbia ripreso una preghiera che le recitava la nonna proprio per allontanare gli influssi negativi per aprire il bando della call: un bel modo di rivalutare quelle strane filastrocche che suscitavano ilarità.

L’accezione “mavare”, come è noto, è decisamente negativa; il termine riporta alla mente lo stereotipo della donna sottomessa nella società patriarcale, che, per sfuggire alle oppressioni del capofamiglia, dedicava il proprio tempo ai saperi acquisiti dallo “studio” delle piante e da riti magici connessi alle fasi lunari e ai fondi di caffè considerati atti di stregoneria.

E non a caso durante la nostra intervista viene menzionato il volume della antropologa Riene Eisler, “Il calice e la spada“, e la sua teoria secondo cui la guerra tra i sessi non è determinata da fattori biologici, bensì da un modello culturale che è venuto ad imporsi favorendo il sesso maschile, emblema della forza fisica.

Se è vero che molti passi in avanti sono stati compiuti, è altrettanto corretto credere che sia possibile resistere agli integralismi e alla barbarie per una convivenza, finalmente, paritaria tra i generi.