Il Tribunale di Barcellona, in funzione di giudice del lavoro, ha emesso una importante sentenza in materia di superamento del periodo di comporto.
Il periodo di comporto è quel periodo massimo di non lavoro dovuto a malattia o infortunio, nel quale il datore di lavoro non può procedere al licenziamento.
Trascorso tale periodo, è possibile recedere dal contratto.
Il lavoratore, G.R.P., dipendente Caruter srl presso l’appalto di Milazzo, in data 02-08-2022 era stato licenziato per superamento del periodo di comporto, cioè per aver superato il limite di 365 giorni nell’arco temporale di 1095 giorni.
Il lavoratore si rivolgeva al sindacato Fit-Cisl che, tramite il suo ufficio legale, nella persona dell’Avv. Corrado Martelli ed Enza Bertuccelli, impugnava il licenziamento.
Il giudice designato, Dott. Giuseppe D’Agostino, all’udienza del 21/02/2024, sentite le parti, esaminati gli atti, emetteva la sentenza con la quale provvedeva ad annullare il licenziamento e reintegrare il ricorrente nel posto di lavoro. In particolare, il giudice ha evidenziato come “l’accordo del 09/12/2021 ha modificato la disciplina del comporto prevista anche dal CCNL Fise Ambiente del 06/12/2016, prevedendo che al raggiungimento dei 250 giorni di calendario di assenza per malattia o infortunio non sul lavoro, l’azienda ne da comunicazione ai dipendenti interessati in occasione della consegna/trasmissione della busta paga utile”…omissis… “pertanto già con la busta paga di gennaio 2022 la società avrebbe dovuto comunicare il raggiungimento (o meglio il già avvenuto superamento) dei 250 giorni di malattia”.
Tale mancanza del datore di lavoro ha permesso al ricorrente di ottenere la reintegra, segno di una maggiore tutela giuridica alla salute, diritto costituzionalmente tutelato. Lo stesso Tribunale di Barcellona P.G. evidenzia che “la comunicazione che il datore di lavoro è tenuto ad effettuare ai sensi dell’art. 46, lett. B CCNL è, dunque, finalizzata a consentire al lavoratore di fruire di giorni di aspettativa non retribuita in alternativa alla malattia e trova fondamento nell’esigenza di garantire la conservazione del posto di lavoro”.
Intanto, l’Inps ha pubblicato i dati dell’Osservatorio semestrale sulla malattia aggiornati al terzo e quarto trimestre 2023.
Nella nota riepilogativa si contano 14,3 milioni di certificati di malattia, di cui il 78% dal settore privato.
Rispetto allo stesso periodo del 2022 vi è una riduzione del numero dei certificati molto consistente ovverosia del -14%, segno di un miglioramento generalizzato.