A quasi un anno dall’entrata in vigore della riforma della giustizia, si può fare un primo bilancio in base alle osservazioni di alcune associazioni forensi.
Nel 2009 un precedente intervento legislativo aveva ridotto i termini per l’appello da un anno e sei mesi, introducendo altre novità per velocizzare i processi.
A distanza di 14 anni si è tornati a modificare sostanzialmente il processo civile fondando l’idea di velocità dei processi sulla “preparazione” della causa entro la prima udienza.
Di fatto, mentre prima del 29/2/23 (data entrata vigore della Cartabia) tra la notifica dell’atto introduttivo e la prima udienza dovevano trascorrere almeno 90 giorni, oggi la riforma ha aumentato tale termine a 120 giorni, ma ha provveduto ad anticipare le memorie “istruttorie” prima della prima udienza.
Infatti, la procedura ante riforma prevedeva che il giudice, alla prima udienza, su richiesta delle parti, concedeva le memorie 183 comma 6, che si sviluppavano in tre termini di scadenza: 30 giorni+30 giorni+20 giorni.
Oggi, invece, queste memorie vanno depositate rispettivamente 40 giorni, 20 giorni e 10 giorni precedenti alla prima udienza.
Dal confronto con le associazioni forensi, di fatto, a livello di velocità dei processi civili non vi è stato alcun guadagno temporale giacché, nel Tribunale di Messina, nessun magistrato rispetta la data indicata nell’atto di citazione, con rinvio anche della decorrenza dei termini delle memorie.
Discorso diverso nell’ambito penale dove i processi appaiono più veloci. Resta sempre presente la carenza di organico tra i magistrati, anche alla luce delle dimissioni di due Giudici Onorari dal prossimo 22 gennaio che riducono la esigua pianta organica del Tribunale di Messina. Ai nostri microfoni sono intervenuti: l’Avv. Rosaria Filloramo, presidente Camera Civile di Messina, l’Avv. Alessio Mento, presidente Aiga (Associazione italiana Giovani Avvocati) e l’avvocato Giovanni Villari, presidente di Siamotuttiparte