Torna a Messina dopo un lungo periodo di assenza la poliedrica artista Aurelia Campolo, e lo fa in grande stile con una mostra pittorica che risente dell’arte prediletta dalla sua famiglia, la fotografia.
La sperimentazione in queste opere la fa da padrone, avvicinando il fruitore ai paesaggi mediterranei della Grecia e della sua Sicilia e sconfinando verso l’arte astratta da lei sperimentata durante il periodo covid.
Tele più recenti dell’artista prevedono l’utilizzo della sabbia e dei cristalli di sale, un mix di colori che esplodono alla vista, avvicinando il fruitore al mondo della natura. Interessante la spinta della Campolo verso la tecnica dello handtufting con cui lavora un tappeto richiamando ad artisti del passato.
A proposito di questa tecnica, la critica d’arte Anna Maimone scrive in catalogo: “Questo passaggio dalla pittura alle arti applicate ha i suoi precedenti ai primi del Novecento nelle opere di Depero e Balla e in Sicilia di Pippo Rizzo. La proposta allora rivoluzionaria ribadiva il collegamento dell’arte con la vita. Un’arte che senza perdere nulla della propria identità può creare un oggetto, un arazzo, una cravatta. Oggi sul piano teorico è un dato pienamente acquisito e i nostri artisti possono sconfinare liberamente nel design o in una produzione artigianale senza suscitare scandalo o sorpresa.
Un tappeto, come in passato gli arazzi, è abbastanza normale come opera d’arte, ma sono ugualmente portata a chiedermi con quanta consapevolezza l’artista abbia ridisegnato la sua Meditazione sull’universo per un oggetto che nella nostra cultura ci riporta all’universo femminile, sia per la fattura che per la destinazione, la casa”.
All’inaugurazione hanno partecipato la critica d’arte Anna Maimone, autrice dei testi in catalogo, il curatore Giuseppe La Motta e il commissario straordinario Orazio Miloro. La mostra, che rientra del progetto “L’opera al centro”, sarà visitabile fino al 16 gennaio