Vi spiego perché la costruzione del Ponte sullo Stretto è solo propaganda.

Partiamo dall’inizio. Dopo aver promesso le poltrone (tante e ben retribuite) si dovevano trovare i soldi per oliare tutto il resto.

Questi, cioè i soldi, arrivano teoricamente con una norma inserita in Legge di Bilancio che autorizza la spesa di 11,6 miliardi di euro. Questa cifra, però, oltre a essere spropositata (parliamo di un’opera che sicuramente non è prioritaria) è anche una cifra vincolata da un enorme “ma”.

Sì perché viene data l’autorizzazione a spendere ma viene specificato che questi soldi non potranno essere tutti utilizzati per il Ponte e che sono autorizzati soltanto “nelle more dell’individuazione di fonti di finanziamento atte a ridurre l’onere a carico del bilancio dello Stato”.

Insomma, ti autorizzo ma dovrai trovare altre risorse. Pazzesco!

E perché fanno così? Ma ovviamente perché quei soldi servono per le tantissime altre priorità che ha il nostro Paese. E lo sanno anche loro. Ma devono fare propaganda. Ci sono a breve le europee.

Ma sapete che vuol dire prevedere che per i prossimi 9 anni il Ministero delle Infrastrutture deve stanziare oltre 1 miliardo l’anno per il Ponte? Praticamente che non si può fare nient’altro.

Occorrerà ristrutturare, ammodernare o efficientare porti e aeroporti?

Non si può, c’è il Ponte.

Occorrerà un intervento straordinario sui viadotti delle autostrade italiane?

Niente da fare, c’è il Ponte.

Bisognerà occuparsi seriamente del dissesto idrogeologico?

Macché. C’è il Ponte.

E per sbeffeggiare i cittadini dove pensano di prendere le risorse?

Dalle regioni (Sicilia e Calabria), le quali però avrebbero bisogno di soldi dal Governo e non viceversa.

Forse qualcuno ricorderà che soltanto lo scorso anno, proprio con la legge di bilancio, fu approvato da questo stesso Governo un emendamento denominato “Salva Sicilia” per rateizzare in 10 anni un debito della Regione di 866 milioni.

Ma il progetto a che punto è?

Pare che il 2 ottobre il progettista abbia consegnato l’aggiornamento del progetto alla società Stretto di Messina, che dovrà procedere ad un’istruttoria tecnica ed economica e acquisire il parere del Comitato Scientifico nominato dal Governo.

Dopo, si dovranno ottenere le necessarie autorizzazioni ambientali.

Diversi parlamentari, oltreché comitati di cittadini, ne hanno richiesto la visione ma al Ministero delle Infrastrutture dicono di non saperne nulla e la società Stretto di Messina rifiuta ogni richiesta di trasparenza.

Quindi, Salvini e la Meloni stanno ipotecando il Ministero delle Infrastrutture per i prossimi 9 anni, affidandosi al fatto che reperiranno i soldi necessari alla costruzione del Ponte nelle Regioni finanziariamente disastrate di Sicilia e Calabria, sulla scorta di un progetto tenuto nascosto, per molti tecnici infattibile e che ancora non ha nemmeno le dovute autorizzazioni ambientali?

Si sarebbe potuto investire nel collegamento dinamico, come continuerò a proporre con un emendamento in Legge di Bilancio, ma la verità è che non interessa il collegamento ma l’affare, e quello del Ponte fa contenti in tanti e, soprattutto, alimenta promesse che vanno nutrite il più a lungo possibile.

Quantomeno fino alle prossime elezioni”.

Sen. Barbara Floridia