Riceviamo e pubblichiamo:
La vittoria di Matteo Salvini, con previsioni e affermazioni risibili quando non errate o aberranti, hanno segnato ieri uno dei giorni bui del Parlamento Italiano con l’approvazione della legge sul “Ponte”.
Gli interessi di una comunità e le evidenze economiche e scientifiche sacrificate per mettere una Bandierina !
Nella conferenza stampa convocata ad hoc il Ministro ha spiegato che “i lavori inizieranno entro l’estate del 2024 per concludersi nel 2030″. Il ponte, ha aggiunto “farà risparmiare 6 miliardi di euro ai siciliani e porterà centomila posti di lavoro. Si ridurranno i tempi di percorrenza e ne guadagnerà l’ambiente”.
“Con la prossima manovra, in autunno – ha aggiunto il Ministro – saranno previsti i primi stanziamenti per l’avvio dei lavori.
Il costo dell’opera previsto nel Def è di circa 14 miliardi. Sono in corso studi aggiornati”.
Il Ministro ha concluso dicendo che il ponte sullo Stretto di Messina diventerà anche “un’attrazione turistica, porterà un indotto turistico”, anticipando l’ intenzione di rendere l’opera “ visitabile (Sic!).
Uno sguardo ai conti
Su “Qui Finanza” Mauro Di Gregorio evidenza come in pochi giorni i costi preannunciati da Salvini siano lievitati del 46% e forse di più:
Salvini aveva dichiarato che l’opera sarebbe costata quanto un anno di reddito di cittadinanza. La stima di 10 miliardi era stata poi confermata da un comunicato stampa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rilasciato in data 31 marzo.
Secondo tale nota il costo indicato sarebbe stato comprensivo di “tutte le opere ferroviarie e stradali di accesso su entrambe le sponde”: le bugie hanno le gambe corte!
Ci chiediamo: con quale credibilità, a queste condizioni, si può dare il via all’opera?
Molto chiara la senatrice messinese Barbara Floridia (M5S): “Questo Governo, che definirei Governo dell’assurdo, è incapace di mettere a terra opere per le quali i soldi ci sono, promettendo di realizzare infrastrutture faraoniche come il Ponte sullo Stretto di Messina, per le quali i soldi non ci sono.
In quest’Aula non si sta parlando della realizzazione del Ponte, perché non ci sono le risorse e non esiste un progetto cantierabile. In questo decreto si vuole soltanto riabilitare la società Ponte sullo Stretto che già ci è costata 300 milioni di euro, tranquillizzare il consorzio Eurolink dopo la causa di 700 milioni fatta allo Stato evitando una gara pubblica e rispolverare un progetto che aveva incassato oltre 200 criticità mai risolte.
Stiamo parlando oggi dell’affare ponte, da concludersi al più presto con la decretazione d’urgenza perché bisogna fare presto, bypassando il Parlamento, ignorando persino il gruppo di lavoro del Ministero dei Trasporti che stava ancora effettuando ulteriori studi per valutare le modalità di collegamento più opportune e probabilmente molto meno onerose del Ponte a campata unica.
Questo Governo dovrebbe, però, dire ai cittadini quali servizi taglierà per recuperare i 15 miliardi per realizzare il Ponte e, soprattutto, dovrebbe coinvolgere gli Enti locali interessati visto che i loro territori saranno stravolti.”
Vedremo prossimamente i punti relativi i tempi e le ricadute economiche (ed i danni) per il territorio.
Adesso preme sottolineare la contraddizione della Meloni che mentre cerca disperatamente di accreditarsi (specie su scala internazionale) come “destra pragmatica e affidabile” deve dare il “contentino” all’alleato-oppositore Salvini e contemporaneamente, facendo la “dura e pura”, accontentare il cerchio magico dei fedelissimi purché in Europa la facciano apparire libera e diversa.
Siamo alla farsa.