Carl Ciaccio, nativo di Sciacca, è Presidente della casa- museo di Staten Island di New York.

Chi volesse ascoltare una voce che parla al cuore degli italiani all’estero, deve udire Carl Ciaccio, Presidente della casa-museo di Staten Island, New York. Si mostra felice ed emozionato di effettuare l’intervista.  Con Carl Ciaccio è stato ripercorrere due secoli di storia, dove i personaggi-eroi sembrano rivivere, attraverso le sue parole. Cultura e passionalità sono gli ingredienti che l’hanno caratterizzata. Di bell’aspetto, cordiale e gentile, Carl ci accoglie come vecchi amici. Gli si chiede il permesso di registrazione, che volentieri accoglie. Dopo i convenevoli, lo invitiamo a raccontarsi.

Scoperto dalla giornalista italoamericana Cav. Josephine Buscaglia Maietta, viene ricordato il  sabato nella sua trasmissione “Sabato italiano”, di Radio Hofstra University di New York, ai radiospettatori dall’Europa, all’America fino in Australia.  Inizia a presentarsi  l’italoamericano, siciliano di Sciacca. Giunge in America nel 1960 a soli undici anni. Il più piccolo di otto figli di Concetta e Antonino Ciaccio.

Sposato con una siciliana di un paesino della provincia di Catania. Ha due figli che hanno studiato con una brillante carriera, Michele e Nino (Antonino). Carl, da giovanissimo, dopo aver studiato alle scuole medie e superiori si specializza come insegnante di scuole speciali, per ragazzi diversamente abili. È fiero del suo lavoro, che svolge da 44 anni. Nel tempo diviene Presidente dell’Ordine “Figli d’Italia”.

A questo punto si sente di citare il già Presidente dei “Figli d’Italia”, Joseph Sciame, che ha operato moltissimo per l’Associazione. Ciaccio è ineccepibile nel suo incarico al Museo, istituito nel 1919. In primis si è specializzato come guida, spiegando la vicende storiche di Garibaldi , la vita, le imprese di Anita ed anche di Meucci, scienziato e inventore del telefono. È stato commissario della casa- museo, che raccoglie tanti ricordi e reperti dei due personaggi, ma da 4 anni è anche Direttore. Diventa sempre più interessante l’intervista, quando afferma che da poco, antistante al museo Garibaldi-Meucci, è stata collocata la “Torre di luce” che era prima ad Aviano ed ora trasportata a New York. Si tratta dell’opera, creata dallo scultore Giorgio Bortoli. Sono 2 torri d’acciaio e vetro, una dentro l’altra, per sottolineare i legami, Venezia e New York, entrambe città d’acqua. Legami della meravigliosa scultura di giorno e specie di notte, che illuminata ha degli effetti straordinari. Il Presidente Ciaccio augura agli italoamericani di rivedere e non dimenticare, attraverso la grande scultura, quella parte del cuore dell’Italia che a loro manca. La scultura, importantissima dal punto di vista turistico, è fondamentale anche per il Museo.

Chi andrà a vedere la torre, potrà avere l’opportunità di visitare il Museum G-M e ne rimarrà abbagliato.

L’intervista termina con una raccomandazione di Carl Ciaccio agli italiani.

Li invita ad essere sicuri del proprio valore, della loro intelligenza e cultura italiana, che primeggia nel mondo. La sua ultima frase in siciliano: A tutti l’amici e parenti vi salutu e non vidu l’ura di ‘bbrazzarivi prestu ( A tutti gli amici e parenti vi saluto e non vedo l’ora di abbracciarvi presto).