Il Monopoly è un classico gioco da tavolo creato da Elizabeth Magie all’inizio del XX secolo. Una versione modificata da Charles Darrow fu pubblicata dalla Parker Brothers nel 1935.
In Italia fu pubblicato, a partire dal 1936, con il nome Monòpoli dalla Editrice Giochi e dalla Helicon S.a. per la vendita all’estero. Nell’estate del 2009, la distribuzione italiana divenne di proprietà della Hasbro, che introdusse il nome originale.
Il gioco prende il suo nome dal concetto economico di monopolio, ovvero il dominio del mercato da parte di un singolo venditore. Concesso in licenza in più di cento Paesi e tradotto in oltre trentasette lingue, secondo un report della Hasbro il Monopoly, dalla sua prima edizione, è stato giocato da circa 750 milioni di persone. Il Guinness dei primati ha ripreso nel 1999 la precedente statistica della Hasbro, per cui sarebbe stato giocato da 500 milioni di persone. Benché non sia esplicitamente dichiarato, è da considerare che le cifre si riferiscano al primato per il più grande numero di persone che giochino ad un gioco da tavolo protetto da copyright, escludendo quindi giochi tradizionali come scacchi, dama ed altri. Il gioco termina quando un giocatore termina il soldo, dunque vince essendo in possesso di più proprietà.
L’edizione italiana
Nell’estate del 1936 Arnoldo Mondadori ricevette dagli Stati Uniti una scatola del gioco Monopoly insieme a una lettera che proponeva l’acquisto dei diritti del gioco per pubblicarlo in Italia.
Mondadori chiamò alcuni suoi funzionari, traduttori e giornalisti che lavorano per lui nell’ufficio di via della Maddalena a Milano e mostrò loro la scatola e il gioco, dicendo: “Pubblico libri e non giochi. Se siete interessati, prendete l’idea e lanciate il gioco; per quanto posso proverò ad aiutarvi”. Tra questi traduttori vi era Emilio Ceretti, fondatore della Editrice Giochi.
L’azienda fu fondata da Ceretti, Paolo Palestrino (successivamente Micio Borletti) e Walter Toscanini (figlio del maestro Arturo) attraverso un investimento di 5.000 lire ciascuno e il gioco – in pieno regime fascista – si scontrò subito con le leggi del tempo, che vietavano l’uso di nomi inglesi. Così Ceretti decise di italianizzare il marchio, sia per non soccombere al veto del Prefetto di Milano, sia per salvaguardare i propri diritti commerciali.
Il gioco divenne quindi Monòpoli e non Monopòli, come sarebbe stato più linguisticamente corretto e per molti anni fu commercializzato con l’enfasi sulla seconda “o” sdrucciola, proprio per evitare errori di pronuncia e quindi censure.
Dopo aver tradotto il gioco, questo fu portato di casa in casa tra le famiglie milanesi per iniziarne la diffusione. Le famiglie milanesi si entusiasmarono e Luigi Barzini scrisse nella terza pagina del più famoso quotidiano italiano del tempo, il Corriere della sera, un articolo per descrivere il gioco.
A “La Rinascente” di Milano si svolsero dimostrazioni gratuite su come giocare e in pochi giorni iniziò ad esserci una folla nutrita di persone che accorrevano per imparare.
Emilio Ceretti, per tradurre il gioco, fruì di un appartamento messo a disposizione dal poeta Delio Tessa in via Rugabella a Milano ove, in una stanza, vi era una macchina da scrivere. Presso tale domicilio la Editrice Giochi indicò la sua prima sede legale e i primi depositi aziendali, come si legge nell’annuario degli Editori Milanesi.
Nel 1939 la sede legale dell’azienda fu trasferita in via degli Arditi, ma mantenne i depositi in via Rugabella, depositi che andarono completamente distrutti in seguito ad un bombardamento nel 1943.
Così come per molti giochi dell’epoca – a partire dal 1936 – il gioco del Monopoly fu oggetto di “italianizzazione”, nel senso che, oltre al rispetto dell’autarchia del linguaggio nei confronti del Regime, furono numerosi i tentativi di ripubblicazione del gioco all’estero quale gioco italiano (vedasi ad esempio il Giuoco del Ponte, che altro non era che il bridge inglese). Un esempio è il caso dell’edizione commercializzata dalla Helicon S.A. per il mercato fuori dal territorio dello Stato. Helicon S.A. – società fondata nel 1932 da Mondadori, Bompiani e Mauri – nasceva infatti con lo scopo di acquistare i diritti di opere inglesi e americane e per la diffusione del prodotto letterario italiano all’estero, nonché di rappresentanza in Italia dell’Agenzia Britannica Curtis Brown. Helicon, la cui sede legale era ubicata in via dei Cappuccini 2 a Milano, realizzò due sole edizioni di Monopoli, stampate dalla Società Anonima Arti Grafiche Bertarelli, la prima nel 1936 e la seconda nel 1937, commercializzate parallelamente all’edizione diffusa da Editrice Giochi.
Con la liquidazione della Helicon, nel 1939, l’unica edizione in produzione rimarrà esclusivamente quella pubblicata da Editrice Giochi.
I nomi delle vie erano quelli della Milano dell’epoca, con l’eccezione di Vicolo Corto e Vicolo Stretto, ma dopo la caduta di Mussolini alcuni nomi, come Via del Fascio, vennero sostituiti con altri più “neutrali”.
Da allora il gioco è rimasto praticamente inalterato nella sua struttura di base, tranne che per la modifica di alcune regole.
Il nome dei toponimi (vie, larghi, piazze, giardini e parchi) rientra nelle personalizzazioni nazionali del gioco e si riferisce, nell’edizione originale americana, a toponimi presenti ad Atlantic City e dintorni, e nelle edizioni europee a toponimi presenti nelle città capitali, talvolta adattati. In altri casi (Austria, Belgio), vengono assunti i principali nomi di via delle maggiori città dei rispettivi Paesi.
L’edizione italiana riporta invece toponimi ideati da Emilio Ceretti, che prese liberamente spunto dalla toponomastica di Milano (dove viveva e sede della casa produttrice del gioco). Esistono infatti ancor oggi a Milano: viale Gran Sasso (nel gioco è chiamata bastioni), viale Monte Rosa, piazza Vesuvio, via o piazza Accademia, via Verdi, via Raffaello Sanzio, via Dante, corso Vittorio Emanuele (nell’edizione del periodo fascista via Vittorio Emanuele era al posto di via Marco Polo), via Marco Polo, via Magellano, corso Cristoforo Colombo, Stazione Ferrovie Nord, piazza Costantino, viale Traiano, piazzale Giulio Cesare, corso Littorio (ora corso Matteotti, nell’edizione del periodo fascista largo Littorio era al posto di largo Augusto), largo Augusto e via dei Giardini.
Parco della Vittoria, uno dei “terreni” presenti nel gioco, è una traduzione adattata dal nome inglese Boardwalk, che si riferisce al lungomare della città di Atlantic City. Il nome italiano è un toponimo comune, ma nella sua traduzione italiana non si riferisce ad alcun luogo reale.
Altro aspetto interessante è la tematizzazione dei toponimi: vie inventate da Emilio Ceretti (marrone), montagne (azzurro), istruzione superiore (fucsia), artisti (arancione), navigatori (rosso), impero di Roma I (giallo), impero di Roma II (verde), aree verdi (viola). Nella prima versione pubblicata nel 1936, nei contratti rossi vi erano toponimi con riferimento a casa Savoia, nei verdi con riferimento al fascismo.

Allorquando Ceretti, Toscanini e Palestrino procedettero alla traduzione del gioco per la preparazione della prima edizione da lanciare sul mercato, erano soliti ritrovarsi in una stanza (ove era installata all’uopo una sola macchina da scrivere) messa loro a disposizione dal poeta Delio Tessa in via Rugabella a Milano, proprio nel 1936. Allo stesso tempo furono organizzati numerosi incontri per spiegare, a titolo gratuito, il meccanismo di gioco e le sue regole ai numerosi che accorrevano “per il gioco arrivato dall’America”: tra questi, anche il maestro Toscanini, padre di Walter, anch’egli attirato, più che dal gioco in sé, dalla possibilità di udire i versi del poeta Tessa.
La via Rugabella a Milano, via storica che sarà poi gravemente danneggiata da un bombardamento nel 1943, rappresenterà la prima sede storica della Editrice Giochi.
Il futuro del “Monopoly” con app
Il Monopoly ha appena compiuto i 90 anni e si rinnova eliminando il denaro cartaceo.
Il compito del banchiere sarà affidato a un dispositivo elettronico, e all’inizio di ogni partita ogni giocatore riceverà un segnalino tradizionale e una replica di una carta di credito da collegare all’app.
A partire da agosto prossimo, uno dei giochi da tavolo più celebri al mondo sarà disponibile, inizialmente negli Stati Uniti, in una nuova versione che prevede l’uso di un’app per gestire le transazioni finanziarie tra i giocatori. La novità è stata annunciata da Hasbro, la casa editrice che detiene il marchio.
Le novità
I tradizionali soldi di carta verranno sostituiti da carte di credito, una novità che non è stata accolta favorevolmente dai puristi del Monopoly.
Ma non è tutto: per gestire le transazioni tra i giocatori, verrà introdotta un’apposita applicazione, rendendo il gioco più vicino alla realtà economica di oggi.
In particolare, sarà la “Monopoly App Banking” a sostituire il ruolo del banchiere. Ogni partita inizierà con i giocatori che riceveranno un segnalino e una carta di credito associata all’app, facilitando transazioni più veloci e riducendo il rischio di truffe. Inoltre, alcuni luoghi e strade storiche del gioco, come Parco della Vittoria e Viale dei Giardini, verranno rimpiazzati da luoghi più moderni, come fabbriche di cioccolato, parchi tematici e basi per il lancio di razzi.
Le polemiche
Queste innovazioni non sono piaciute a tutti. Genitori e insegnanti hanno espresso preoccupazione per l’introduzione della tecnologia, temendo che il gioco, una volta strumento educativo, possa allontanare i bambini dalle attività pratiche, come il calcolo e la gestione del denaro e diventerà una ulteriore fonte di spesa reale.