La RAI ha messo in scena il protagonista letterario dei romanzi di Petros Markaris, Kostas Charitos, capo della Sezione Omicidi di Atene dedito totalmente al lavoro e alla sua famiglia.

Il piglio diretto e senza fronzoli, oltre alla consueta abitudine di sostare in spiaggia, ricordano il nostro Commissario Montalbano. Qui, tuttavia, non è la Sicilia a far da sfondo alle vicende di Kostas, bensì la caotica Atene degli anni 2000, un luogo tutt’altro che paradisiaco come viene di solito dipinto per attrarre turisti.

Per commentare meglio la fiction abbiamo intervistato l’archeologo Paolo Daniele Scirpo, appassionato di cinematografia. Lui, come tutti gli italiani residenti in Grecia, ha atteso con grande curiosità la messa in onda della serie TV. Il motivo: la curiosità di vedere come l’occhio italiano potesse presentare la città di Atene lontana dagli effetti sfavillanti del turismo che tende a immelensire ogni cosa. La realtà di una città vissuta ogni giorno è molto meno semplice.

Ci sono senz’altro delle differenze tra la serie TV e i libri; al di là della fedeltà o meno con i romanzi di Markaris, si nota la volontà degli sceneggiatori di sintetizzare alcune trame, e questo, secondo Scirpo, potrebbe risultare il lato debole dell’intera operazione.

Positivo è il giudizio complessivo sugli attori che hanno interpretato i ruoli principali, da registrare però l’assenza di attori greci, la cui presenza sarebbe stata gradita per rendere più veritiera l’ambientazione nella capitale greca.

Molto belle e realistiche le ambientazioni volute dal regista: oltre all’Acropoli, suggestive le inquadrature dalla collina di Filopappou, e quelle della Plaka, il quartiere turistico che si sviluppa proprio ai piedi del Partenone.

Tema interessante, che potrebbe accendere qualche dibattito per gli amanti del genere, sarebbe il confronto tra la serie prodotta dalla RAI e quella dalla TV privata greca, che qualche anno fa aveva realizzato un prodotto simile.

A livello narrativo, prosegue Scirpo, la difficoltà maggiore riscontrata è stata la diversa ambientazione temporale, più recente rispetto a quella dei romanzi di Markaris.

Una nota di merito va alla interpretazione dell’attore protagonista Stefano Fresi, che è riuscito a conciliare il alto umano di Kostas Charitos con l’ironia necessaria per sopravvivere in un ambiente duro come è quello della Squadra Omicidi.