Una folla enorme ieri pomeriggio alla celebrazione della Vara, che, come ogni anno, ha richiamato migliaia di cittadini, turisti e semplici curiosi.

La macchina votiva, dopo i tradizionali fuochi d’artificio che hanno dato il via alla festa, ha effettuato la sua partenza da Piazza Castronovo. Una boccata d’aria fresca per tutti coloro che attendono con trepidazione l’evento dell’estate messinese.

Un mix di commozione e gioia nei volti dei presenti, difficili da trattenete dinnanzi al passaggio della maestosa macchina.

Presente il Sindaco Federico Basile e il Vescovo Monsignor Giovanni Accolla, che alla fine della serata ha ringraziato tutti coloro che ogni anno contribuiscono a rendere speciale questa manifestazione.

OGGI ruotata di 90° la Vara per recuperare l’antica simbologia nella quale “Gesù porge l’Anima di Maria a Dio Padre”.

Al fine di recuperare l’antica simbologia nella quale “Gesù porge l’Anima di Maria a Dio Padre”, raffigurata nella parte sommitale del Portale del Duomo, secondo i canoni del Teatro Mobile del XVI secolo, su indicazione dell’assessore alla Cultura Enzo Caruso, d’intesa con il sindaco Federico Basile e l’assessore Massimiliano Minutoli, il carro Votivo della Vara stamani, a cura della ditta Edilav, è stato ruotato di 90° e rivolto verso la facciata della Cattedrale, prospiciente il Portale, secondo quanto raffigurato nelle stampe pre-terremoto di Michele Pianebianco, Giovan Francesco Boccaccini e di altri autori di litografie del tempo. Purtroppo il nuovo percorso della via Garibaldi, rispetto a quello pre-terremoto che si svolgeva sull’attuale via Cavour, non ha più consentito di fare arrivare la Vara in piazza Duomo nella posizione corretta.

Nel percorso pre-terremoto, infatti, la Vara entrava in Duomo attraverso la via dei Librai, posizionandosi perfettamente di fronte al portale maggiore concepito su progetto di Antonio Baboccio da Piperno nel XV secolo.

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La Vara di Messina è un grande carro votivo dedicato alla Madonna Assunta portato in processione il 15 agosto di ogni anno.

Il ciclo di eventi culminanti con la festa della Madonna Assunta rappresenta il momento di massima espressione religiosa da parte del popolo messinese, nonostante la festa patronale cittadina sia quella della Madonna della Lettera la cui ricorrenza liturgica cade il 3 giugno.

La macchina votiva, benché limitata in altezza e con i figuranti posticci, è rimasta nelle forme, pressoché fedele alle descrizioni e riproduzioni grafiche secentesche e settecentesche.

La vara odierna è alta circa 14 metri e pesante intorno alle 8 tonnellate, poggia su grandi scivoli metallici (cingoli sagomati a pattino o slitta), il basamento sul quale gravitano i grossi manufatti plasmati a mo’ di tronchi (allegorie di sovrapposizione e stratificazione di nuvole (cirri, cumuli, nembi)), è denominato cippu ‘a Vara. Tutt’intorno una struttura a telaio (timoniera, rimovibile alla bisogna), permette la dislocazione di decine di timonieri che hanno il compito di mantenere in asse o direzionare il mezzo in movimento.

Il telaio presenta 12 lanterne astili, ripartite sulla parte anteriore e posteriore, tre per ogni semiasse, in memoria dei 12 cilii o ceri da 16 libbre ciascuno offerti dal Clero, dal Senato Peloritano, dalle Associazioni degli Artigiani. In fase di voluto ripristino, l’antica consuetudine dell’offerta della cera, pratica interrotta dal terremoto del 1908. Dal 2001 ripristinata la donazione un cero votivo di 16 libbre (5,077 kg.), voluto e fatto realizzare dal timoniere della Vara, omaggio condotto a spalla da otto portatori.

L’elevazione somigliante all’intreccio di quattro grossi fusti presenta un primo ordine comprendente quattro mensole sporgenti dai fusti e altrettante radiali al piano di raccordo. Il secondo ordine presenta due raggiere contrapposte, al centro recano una parte fissa, costituita da calotte raffiguranti rispettivamente il Sole nella parte anteriore, la Luna nella parte opposta. Le parti rotanti con sviluppo esagonale recano ai vertici imbragature per sei distinti angioletti. La guglia rastremata presenta un ulteriore livello di mensole sfalsate, le superfici mostrano raffigurazioni di putti, volute, stelle, pianeti e nuvole come rappresentazione dei cieli. Una sfera girevole permette la rotazione orizzontale di sei angioletti. L’ultima piattaforma girevole in senso inverso al globo sottostante, si compone di quattro figure (verosimilmente le quattro intelligenze cardinali), reca l’elevazione centrale che regge la figura di Dio Padre, elemento che a sua volta sostiene nella mano destra l’Alma Maria nell’atto di elevarla nell’Empireo.

Le mensole, incavi vari, alloggiamenti e imbragature ospitano manichini addobbati (un tempo bambini, fanciulli, ragazzi) nelle veci di angeli, cherubini, putti e personaggi allegorici, che reggono ghirlande, corone, e tra mensole d’ordini differenti, un fitto reticolo di festoni e intrecci di fiori e fogliame.

A vigilare sul buon funzionamento degli astri rotanti alcuni addetti mentre un capotimoniere coadiuvato da segnalatori visivi (tramite sventolio di bandiere) e acustici (fischietti e campanelli), dirige e attende le operazioni dalla piattaforma. Alla base delle grosse travi dell’intelaiatura della timoniera sono fissate le lunghe gomene in canapa (lunghe fino a 120 m ciascuna, diametro 5 cm).

I termini del linguaggio marinaro tipici della città portuale entrano di diritto nella definizione di attività e figure essenziali nella manovra e nel funzionamento della macchina. A gomene, timone, timoniere e capotimoniere si affiancano i capicorda, i vogatori, i macchinisti (addetti nell’azione manuale delle parti mobili: raggiere e sfera con zodiaco), e comandante.