Alan Hartman, Professore universitario a “Mercy University” New York, dove insegna e dirige il programma di lingue straniere, Fondatore e Direttore del programma di studi latinoamericani. La sua “Association Italian Charities of America” e le iniziative di volontariato per promuovere la cultura italiana all’estero, fino all’Australia
Quando iniziamo l’intervista Zoom al Prof. Alan Hartman, ci rendiamo conto di conoscere un personaggio di grande prestigio. Parla un italiano quasi perfetto con una cadenza americanizzata, ma con un grande rispetto della grammatica italiana. Sorride fiero delle sue origini italiane e comincia a raccontarsi. In lui riconosciamo sin da subito il desiderio, per i siciliani in America, del ritorno allo studio della lingua siciliana. Con orgoglio ci ricorda le sue origini. I suoi bisnonni, che erano di Menfi(Agrigento) e Santa Margherita del Belice, parte più occidentale della Sicilia, emigrarono in America tra gli anni 1900 ed il 1910. La mamma Phil (Filippa) americana, nativa di Brooklyn; mentre i nonni paterni erano entrambi americani. Il Dott. Hartman ha una laurea in Psicologia al Manhattan College, un Master in Studi Ispanici al Boston College, un Master in Italianistica al Middlebury College, un Master in Teologia, Università di Scranton, e un Dottorato in Lingue Moderne, Middlebury College. È nativo di Long Island, NY, dove vive tutt’oggi. Avere tali origini rappresenta molto per lui. In casa si parlava in inglese, ma la lingua siciliana era sempre lì, ci confida con nostalgia. I nonni andarono solo una volta in Sicilia, nel 1968; la mamma mai. Alan, invece, molte volte per mantenere vivi i contatti con i parenti e per conoscere le sue origini. Ha sempre studiato gli usi di quei paesi, molto attirato dall’Italia e interessandosi alla Storia delle tradizioni popolari siciliane. Più che uno storico, si ritiene un ricercatore. Gli piace scrivere, leggere e apprendere le sue radici. Crescendo, ha acquisito un’apertura mentale a 360’, tipica americana, in un mondo cosmopolita. il Dott. Hartman ha anche vissuto in Italia, in Pennsylvania, a Boston, e nella città di New York per venti anni. Attualmente è un Associate Professore di lingue straniere a Mercy University a New York, dove insegna da 15 anni e dirige il programma di lingue straniere da 15 anni. Anche a Mercy University è Fondatore e Direttore del programma di studi latinoamericani, Direttore del “Center for Global Engagement”, presso la Mercy University, e Coordinatore dei Fulbright Language Teaching Assistants. La sua professione di Prof. universitario non è stata nè programmata, nè pianificata. È, inoltre, Vice-Presidente d’”Italian Charities of America” a Elmhurst, NY ( nel Queens, città di New York). Fa parte del consiglio amministrativo esecutivo dell’”American Association of Teachers of Spanish and Portuguese New York Metropolitan Chapter”. È un membro del Consiglio di Fondazione del “White Plains Historical Society” a White Plains, NY. Si può osservare che è molto attivo in diverse organizzazioni accademiche, italoamericane, e cattoliche, e pubblica spesso in riviste accademiche. Laureatosi al Manhattan College, ha voluto prendere due specializzazioni. All’epoca non c’era quella in Italianistica, perciò ha ampliato quella in Letteratura Hispanica. Avendo vinto una borsa di studio, ha cominciato a insegnare in corsi all’Università alla Boston College. Il giovane, dalla mente eccelsa, Hartman comprende che, non solo era attratto dall’insegnamento, ma che anche i ragazzi ne erano entusiasti, perché la materia piaceva molto. Per poter studiare Italianistica sceglie di andare all’Università di Firenze per studiare per 1 anno accademico e acquisire due master in 2 lingue diverse. È stato attratto dal gusto del viaggiare e conoscere le lingue. Ciò che lo ha spronato è stato che era possibile avere un lavoro, nonostante il dottorato. Per la comunità italoamericana in America, l’identità culturale etnica è una scelta, sostiene. Alcuni italoamericani, tuttavia, non riescono a mantenere i contatti tra loro, a far parte di gruppi, di eventi. La maggior parte, invece, ha lo stesso desiderio e interesse, quello di mantenere le tradizioni, di condividere la cultura con la quale sono cresciuti in America. Purtroppo la lingua italiana a volte si perde, perché gli italiani in famiglia parlano nel dialetto del proprio paese e tralasciano l’Italiano. Ora il Prof. spera che gli italiani non la dimentichino. La lingua madre non va mai perduta, insistiamo. Nei vari eventi della sua Associazione ha conosciuto la giornalista Cav. Josephine Buscaglia Maietta, Promoter del programma radiofonico Sabato Italiano di Radio Hofstra University di New York, che oltre alla diffusione dall’Europa all’Australia, ha sempre partecipato con la sua Associazione AIAE, di cui è Presidente, agli eventi e alle iniziative promosse per la cultura italiana. Si deve ricordare il ballo annuale di Ottobre promosso dall’Associazione volontariato no-profit di Hartman, dove ha partecipato il Sindaco ed il Console generale. Alla domanda “Che cosa si aspetta dal futuro? “ risponde che si propone la specialistica in Italianistica. Vorrebbe invitare i giovani che vanno a New York di far parte della sua “Association Italian Charities of America”, dove il Consiglio Amministrativo è formato quasi tutto da siculoamericani. Durante le riunioni si parla in siciliano e gli incontri si tengono in un bellissimo palazzo, che vale la pena visitare. Quando l’intervista sta per volgere all’epilogo, il Prof. Hartman invita tutti i lettori italiani all’estero, dall’Europa all’Australia a coltivare la cultura delle proprie origini. Spesso in Italia, continua, la cultura italoamericana viene vista per metà italiana e per metà americana, mentre è una cultura in sè, che ha un valore, dunque una grande ricchezza.
Si sente, infine, di ringraziare la sua “Association Italian Charities of America”, pronta a servire la Comunità degli italoamericani, ma anche gli italoaustraliani ed altre comunità. In questo senso sta promulgando dei corsi on line Zoom, sulla storia e cultura italiana e degli italiani all’estero, dove chiunque lo contatti può iscriversi.
Un finale da acclamare, un’intervista emozionante, che ha infuso una gioia indescrivibile, per lo slancio e il desiderio di un grande uomo, che dall’altro capo del mondo ha manifestato amore e nostalgia di un’Italia lontana, ma tanto vicina al suo cuore.