La situazione degli asili nido nel Comune di Messina rimane ancora critica, con livelli di copertura per i bambini da 0 a 36 mesi molto lontani dallo standard del 33% da garantire entro il 2027 quale livello essenziale delle prestazioni, lo fa presente la Cgil Messina che interviene sulle somme a disposizione e le scadenze da rispettare per non perdere l’opportunità di garantire un importante servizio per l’infanzia e le famiglie che ha una certa rilevanza anche per l’occupazione femminile.
“Il nuovo Piano nazionale per asili nido – osserva la segretaria confederale della Cgil Messina Stefania Radici – nell’ambito della Missione 4 – Componente 1 del PNRR, prevede lo stanziamento di 735 milioni di euro (di cui 335 milioni di economie derivanti da rinunce, decadenze e definanziamenti e 400 milioni di ulteriori risorse) per quei Comuni ancora lontani dal target del 33% di posti nido. Di questi, 5.760.000 euro sono destinabili al Comune di Messina per l’attivazione di 240 posti. I termini per l’adesione da parte degli Enti locali, l’istruttoria e l’autorizzazione sono strettissimi e scadranno il prossimo 31 maggio, mentre entro il 31 ottobre dovranno concludersi le procedure per l’aggiudicazione dei lavori. Considerando che al 2024 sono 4.230 i bambini da 0 a 36 mesi che risiedono a Messina (dato in continuo decremento) e che l’indice di copertura attuale è pari all’8%, è importante che il Comune non sprechi l’occasione di erogare un servizio a tutela di un diritto così essenziale per i bambini, le bambine e le loro famiglie”.
Ci sono diversi aspetti che la Cgil prende in considerazione. “L’inserimento al nido dei bambini è fondamentale per lo sviluppo sociale ed emotivo del singolo: il nido è uno spazio educativo foriero di esperienze pedagogiche ed anche scambi relazionali con i coetanei che sono preziosi per la crescita. Il nido è fondamentale – prosegue Radici – anche per ridurre le disparità educative fin dalla prima infanzia e contrastare a monte il fenomeno della dispersione scolastica. È altresì fondamentale per le famiglie e soprattutto per le mamme, perché potenziare i servizi per l’infanzia significa alleggerire le donne dagli oneri di cura e favorire la loro partecipazione al mercato del lavoro”.
La Cgil Messina ricorda come nel Mezzogiorno il divario di genere nell’occupazione è pari al 40% in presenza di figli: se gli uomini con figli minori hanno un tasso di occupazione dell’82,8%, le donne si fermano al 42%, 37,8% in caso di figli fino a 5 anni. Pesano i modelli familiari tradizionali che assegnano al lavoro delle donne un ruolo secondario e accessorio rispetto al lavoro degli uomini, ma anche l’assenza di misure legislative che favoriscano la condivisione degli oneri di cura tra i generi e la carenza di welfare aziendale che faciliti la conciliazione tra vita e lavoro. Non a caso, con la nascita del primo figlio, crolla il tasso di occupazione: tra le cause ci sono il mancato rinnovo del contratto, le dimissioni legate ad esigenze di conciliazione e per considerazioni di carattere economico alla luce dei costi per una baby-sitter o un asilo privato.
La Cgil Messina aggiunge come nel Mezzogiorno più della metà delle donne (51,7%) con figli è inattiva, sottolineando come sia la carenza di servizi per le famiglie a determinare la differenza con il Nord.
“Se vogliamo invertire il trend della denatalità e dell’emigrazione giovanile – evidenziano il segretario generale della Cgil Messina Pietro Patti e la segretaria confederale Radici – non possiamo che rendere le nostre città più attrattive ed accoglienti per le giovani coppie e le famiglie. Servizi e strutture per l’infanzia e misure di conciliazione e condivisione, associate altresì ad investimenti strategici, pubblici e privati, tesi a rilanciare l’occupazione, sono essenziali per determinare le condizioni di uno sviluppo sostenibile ed inclusivo del territorio e arrestare l’inverno demografico”.