Si è svolto ieri, presso la parrocchia S. Domenico di Saponara marittima, l’incontro dal tema “Riflessioni ed immagini sulla Sacra Sindone” a cura dell’Ing. Prof. Alessandro Amato che ha presentato una copia fotografica, a grandezza naturale, della reliquia che si trova conservata presso la Cattedrale di Torino.

Il docente ha fatto un excursus storico-scientifico del telo che, presuntivamente, ha avvolto il corpo di Gesù Cristo. I dati scientifici dicono che il lenzuolo, in puro lino, conteneva tracce di pollini e terriccio compatibili con territori dell’Asia minore e, quindi, della Galilea dei tempi di Gesù. La Sindone presenta, nelle estremità, segni di umidità, motivo per cui si suppone che sia stata contenuta dentro una giara, per evitare la distruzione, giacché, gli ebrei dell’epoca, tradizionalmente, distruggevano ciò che fosse macchiato di sangue, poiché considerato contaminato.  Particolare l’esame del Mandylion (un telo, venerato dalle comunità cristiane orientali, sul quale era raffigurato il volto di Gesù) affiancato alla Sindone, che potrebbe fare pensare ad una identificazione dei teli e non a due reliquie distinte e separate. L’esame specifico del telo rispecchia perfettamente la flagellazione subita dal Cristo: ne sono prova le numerose macchie di sangue che, con tecniche moderne ed avanzate, permettono anche di identificare il flagello usato. Le stesse ferite del capo, corrispondenti alla corona di spine, rispecchiano, perfettamente, la circolazione umana del sangue, permettendo di identificare le ferite da sangue venoso e da sangue arterioso.

Particolare la tesi avanzata dal prof. Amato secondo cui le mani del Cristo non sono state inchiodate direttamente alla croce ma ad un gancio poiché, la crocifissione diretta, non avrebbe permesso una normale respirazione se non tramite una rotazione del polso con una morte veloce del soggetto crocifisso. Infine, la Sindone, secondo il docente, potrebbe essere la prova della Resurrezione giacché la possibile causa della formazione dell’immagine nel lenzuolo può essere una esplosione di luce, un pò’ come avveniva nei negativi delle vecchie macchine fotografiche. In relazione all’esame del carbonio, che identifica la creazione della Sindone ad una data compresa tra il 1260 e il 1390, il prof. Amato evidenzia la necessità di una ripetizione dell’esame poiché i dati appaiono poco plausibili e probabilmente modificati anche a causa dell’incendio del 1532 che ne ha alterato il tessuto.

La relazione del prof. Amato ha appassionato una platea che ha riempito i banchi della chiesa parrocchiale, con i vivi ringraziamenti del sacerdote e vicario foraneo, Padre Nino Cavallaro che ha voluto, fortemente, questo incontro introduttivo della Settimana Santa.