Una trasfigurazione di oggetti del reale in qualcosa di completamente diverso: questa è la pittura di Giuseppe Crupi che trova così origine e significato.
Venticinque le opere esposte, alcune di esse di grandi dimensioni, che emergono dalla inesauribile ricerca pittorica dell’artista che si distingue per un uso particolare del colore che germoglia in strutture che sfidano la definizione, si esaurisce in colature, si intensifica in profondi abissi o improvvisi bagliori luminosi.
Queste operazioni pittoriche sono battezzate dall’autore come “squinterni“, e tale termine caratterizza i titoli di numerose opere per la mostra inaugurata ieri pomeriggio a Spazioquattro di Via Ghibellina. Le pennellate si fondono, si sovrappongono, si intrecciano attraverso velature che conferiscono profondità e complessità e in questo processo, a volte si materializzano figure umane, ambienti domestici, paesaggi aperti, architetture in rovina. Si intravedono spazi che accolgono o respingono, che nascondono o rivelano, che si espandono e si frantumano attraverso molteplici dimensioni. Le opere di Giuseppe Crupi diventano così un viaggio attraverso il concreto e l’astratto, invitando lo spettatore a immergersi in un mondo di suggestioni e di sensazioni delicate.
Molti spunti di riflessione trae dai fatti storici che hanno segnato il nostro presente: da Cutro a Mariupol fino al Ponte Morandi.
Dialoghi artistici con il proprio sè ma con un occhio attento a ciò che accade intorno a noi.