In genere sono scettico verso le celebrazioni scandite dal calendario.
Istituzionali o popolari che siano appartengono ad un passato che spesso non conosciamo veramente.
Le seguiamo come qualcosa di dovuto, per conformismo, per “apparire” impegnati o perché succubi della moda e del consumismo.
L’8 Marzo è una di queste?
In parte si, nel tempo è cambiato tutto: da una protesta civile è diventata una occasione di festa.
Da giovane, in questi giorni, si viveva in una esplosione di mimose: oggi le vedo solo nelle esposizioni di regali o cuori di cioccolato ….
La natura si è incaricata di far sparire anche le mimose, fiore povero, semplice e festoso …
In ogni caso tutti siamo pronti a fare gli auguri alle donne, ad esprimere ammirazione nei loro confronti, a parlare delle poche che sono riuscite ad emergere.
La festa dell’ipocrisia!
Il datore di lavoro che dimentica il salario più basso che riserva loro o le discriminazioni e le difficoltà nella carriera;
La Politica che spesso nella realtà le “usa” per garantire invece l’affermazione degli uomini;
I mariti, i compagni che ne esaltano le virtù ma che, anche senza averne chiara coscienza, pongono davanti a tutto propri interessi ed esigenze;
Molta stampa, Istituzioni ed opinione pubblica che scende in piazza davanti ad uno stupro per dimenticarlo il giorno dopo, ponendo mano a soluzioni palliative o di facciata per non affrontare alle radici la violenza di una società complessa.
Tutto nero quindi? No, non tutto.
L’8 Marzo, assieme il 1° Maggio, è una data che unisce miliardi di persone del mondo.
Già questo è importante. Il problema è non perdere l’occasione, non per far festa, ma per riflettere, fare –se occorre- autocritica, impegnarsi perché tutto cambi veramente.
Riconoscere il valore delle donne, decidere di lottare accanto a loro, non impedire la loro ricerca di spazi autonomi (che non siano nicchie) è non solo un atto di civiltà ma un’operazione a tutela dello sviluppo sociale e della democrazia: l’affermazione delle donne e dei loro valori è un passaggio epocale che serve a tutti, anche agli uomini!
Ma come procedere?
In Italia è essenziale un significativo intervento nella legislazione del lavoro e nelle rappresentanze per eliminare differenze salariali, limiti di carriera, numeri chiusi e “quote rosa” che spesso sono un tranello e diventano un ghetto: occorre applicare con chiarezza la nostra Costituzione:
- tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali;
- è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese
In poche righe la Costituzione Italiana traccia la via maestra.
Gli ostacoli però non si rimuovono solo con le Leggi ma cambiando la coscienza sociale e lo strumento principale per questa operazione è la scuola.
Per sconfiggere la discriminazione, la violenza, il femminicidio, non servono sempre pene più gravi ma più cultura: occorrono più scuole e non più carceri!
Anche la Politica deve fare un passo avanti e non solo in Italia.
Sogno, ad esempio, il giorno in cui la Presidenza degli Stati Uniti non venga contesa fra due anziani signori, ricchi e logori, ma fra una donna democratica ed una donna repubblicana che si sfidano in modo leale su idee e valori.
Sarebbe un giorno di festa anche per il resto del mondo.
Oggi però vada a tutte le donne un profondo e sentito “grazie di esistere” !