Viaggiare per il mondo, dall’Europa in Australia, dove la danza è studiata, amata e ammirata dagli italiani nel mondo, per la cultura e l’aspetto psico- motorio che fa crescere in “Mens sana, in corpore sano”.
Forte senso di italianità nel mondo per un ragazzo prodigio del Sud Italia, giunto in America.
È Emanuele Fiore, di Bari. In questo momento l’America lo proclama “Young winner”, giovane vincitore.
Ama la musica, la danza, l’arte. Si rivede quando a 5 anni la sua casa si trasforma in palcoscenico e le sue coreografie lo rivelano il solo esegeta. La nostra intervista per i giornali, di cui siamo portavoci, diventa più interessante per lo slancio vocazionale che si percepisce, parlando con lui. Umile, di buona famiglia ha delle qualità innate.
Sono tante le testate interessate a lui, tuttavia è un giovane di 24 anni con i piedi per terra, sereno, con tanta voglia di esternare la sua danza al mondo intero. Trampolino di lancio è stata la “Dance Studio Etoile” di Bari. In seguito una “maestra speciale” scopre i suoi doni, così nel 2016 è l’“Accademia dello spettacolo Unika” di Sabrina Speranza, che lo forma nel modern nella tecnica Horton e Vaganova per il classico. Ci tiene a raccontarsi che frequentava il Liceo Classico Socrate con indirizzo internazionale, con sacrifici immani senza tralasciare la danza. Segue la maturità e gli spettacoli, tra i quali “The Italian Summer Workshop”, in cui viene selezionato e scelto, sotto l’ausilio della Direttrice della scuola Sabrina Speranza, dalla “The Ailey School”, di New York. Questo giovane, dal viso pulito e dal “ cuore generoso” ha le idee ben chiare. Figlio di genitori medici, avrebbe potuto proiettarsi in un futuro diverso, più preciso e meno incerto. Dopo la licenza aveva scelto Fisioterapia, presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, ma Emanuele sospende il percorso e dà spazio a quello predominante dell’Ailey School, dove è stato prescelto. Con slancio e desiderio di essere cosmopolita giunge a New York, la città delle Luci, dove si è formato dal punto di vista tecnico- emozionale. Appoggiato dai suoi genitori, che lo hanno sempre supportato, è stato un momento determinante.
Traguardo è stato con Alvin Ailey American Dance Theater, durante il loro Gala di apertura al New York City Center; essere parte della compagnia della scuola, la Ailey Students Performance Group. Inizia a danzare con compagnie americane tra cui Matthew Westerby 2, AFFEKT Dance Company e Bodystories: Teresa Fellion Dance. Il suo obiettivo è diventare famoso, in seguito anche in Italia, attraverso la RAI e i media, far parte di grandi compagnie di danza, farsi conoscere da un vasto pubblico internazionale.
Certo il suo sogno è non rimanere un ballerino freelance, ma conquistare i più grandi palchi e diventare un grande coreografo. Si sente arricchito dal punto di vista culturale e umano, ma un ballerino per lui è l’emblema dell’arte, ecco perché gli piacerebbe incontrare Roberto Bolle, il più perfetto. Emanuele pensa che il fisico in un ballerino non sia tutto. Certo è importante, ma chiunque ami la danza può avvicinarsi e scoprire le stratosfere più cavernose e le insidie per lui superabili.
È l’anima che deve avere la priorità, ciò che si trasmette a chi ti guarda e a chi ti giudica. È fiero e felice di aver incontrato un personaggio famoso italoamericano, che lo ha compreso e divenuta una fortissima fan. Si tratta della giornalista Promoter, Cav. Josephine Buscaglia Maietta della trasmissione radiofonica “Sabato Italiano” di Radio Hofstra University di New York, che nella sua trasmissione lo ha acclamato e tutte le settimane lo fa conoscere al pubblico internazionale. Emanuele invita i suoi coetanei ballerini a non desistere dal sogno americano, anzi “di non mollare mai”.
Vorrebbe viaggiare e attraversare il mondo, per giungere dall’Europa anche in Australia, dove la danza è studiata, amata e ammirata dagli italiani nel mondo, per la cultura e per l’aspetto psico- motorio che fa crescere in “Mens sana, in corpore sano”. Questo ci si aspetta da un danzatore speciale come Emanuele Fiore, che fa commuovere, quando si presenta alle sue platee, che sanno riconoscerlo, per quello che le sue emozioni rivelano.