Fino alla fine degli anni ’70 a Francavilla ed in tutta la valle dell’Alcantara non vi erano scuole superiori, i ragazzi che dopo le medie volevano proseguire gli studi potevano scegliere tra il Magistrale a Castiglione di Sicilia, il Commerciale a Randazzo, ed i licei a Giardini o a Giarre. Scelsi di fare il liceo a Giarre, pertanto insieme ad un centinaio di ragazzi della mia età, tra il 1973 ed il 1978, prendevamo la “littorina” che partendo alle 7.00 da Francavilla, ci portava alla stazione di Taormina-Giardini e quindi il treno che ci portava a Giarre. Dopo le lezioni il percorso inverso e alle 15.00 circa finalmente rientravamo a casa.

Grandi sacrifici, la nascita di grandi amicizie, le prime infatuazioni, ma eravamo giovani, eravamo spensierati, forse perfino un po’ felici.

La “littorina” in qualche modo scadenzava la nostra vita, si trattava di una vetusta automotrice FS ALn 668 diesel che percorreva con stanca flemmatica regolarità, per una decina di volte al giorno, i 37,04  chilometri della linea ferroviaria delle FFSS Taormina-Randazzo, ed in  quegli anni  rappresentava “il Trasporto Pubblico” nella valle dell’Alcantara

La linea ferrata, a scartamento ordinario, fu inaugurata nel 1959 ed univa le stazioni di Alcantara, Gaggi, Graniti, Motta Camastra, Francavilla di Sicilia, Castiglione di Sicilia, Moio Alcantara, Malvagna, San Teodoro, Randazzo. La “littorina” finiva la sua corsa alla stazione di Taormina-Giardini, per questo all’altezza della stazione di Alcantara si immetteva nella linea ferrata Messina-Catania..

La tratta ferroviaria funzionò fino al 1995, quando, in regime di austerità, divenne vittima della politica di “eliminazione dei rami secchi” delle Ferrovie dello Stato, e venne chiusa ed abbandonata. Nella realtà delle cose il declino era iniziato già da alcuni anni, era palese lo stato di abbandono in cui versavano le stazioni ferroviarie ed arcor più i caselli, la drastica diminuzione del personale, la manutenzione ridotta al minimo, tutti segnali che  presagivano, dopo solo 36 anni, la ineluttabile conclusione. Furono fatti vari tentativi di riattivare la linea ferrata, qualcuno interessante legato ad un utilizzo tematico della infrastruttura in collegamento con la Ferrovia Circuì Etnea, che comunque non portarono a nulla.

Oggi tutta la linea ferroviaria, la sede dei binari, le stazioni, i caselli, i serbatoi dell’acqua, i magazzini versano in uno stato di totale tristissimo degrado.

Se vi sia stato un reale risparmio da parte della collettività, è una domanda senza risposta.

Di certo i costi del trasporto pubblico si sono trasferiti dalle Ferrovie dello Stato alla Regione Siciliana, con il massiccio finanziamento delle autolinee private, ma soprattutto ai singoli con l’aumento esponenziale dell’utilizzo di auto private. Nei costi andrebbero computati ‘anche l’impatto ambientale e l’inquinamento determinato dal traffico su gomma, ma soprattutto l’abbandono di un’opera che era costata ingenti risorse alla collettività.