Presso l’Aula Magna della Corte d’Appello di Messina si è svolto stamattina un incontro organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Messina dal titolo “Il coraggio della legalità: in ricordo di Paolo Borsellino”.
Proprio oggi infatti ricorre il trentunsesimo anniversario della strage di Via D’Amelio, in cui persero la vita, oltre al giudice Borsellino, anche le cinque scorte che lo accompagnavano. L’omicidio fece seguito a quella di Capaci, dove perse la vita Giovanni Falcone, a cinquantasette giorni di distanza. Fu un momento di scuotimento delle coscienze per l’intera società italiana che non può essere dimenticato.
Questo è stato l’obiettivo dell’incontro di oggi nell’Aula Magna della Corte d’Appello dove sono intervenuti i Dottori Sebastiano Neri (Presidente della Corte d’Appello), Laura Romeo (Presidente ANM della sezione Messina) e l’Avvocato Vermiglio (Presidente Ordine Avvocati di Messina), il cui ricordo ha preceduto le relazioni della Dottoressa Rosa Raffa, Procuratore Capo della Repubblica di Messina, e del Professor Gaetano Silvestri, Presidente Emerito della Corte costituzionale.
Nei loro interventi si sono ripercorse le tappe dell’impegno professionale del magistrato e del rapporto politica-magistrsto, tema quest’ultimo come ricordava Silvestro abbastanza gettonato dai media nazionali.
Nato a Palermo nel 1940, dopo la laurea in Giurisprudenza, entrò in magistratura nel 1963 (all’epoca fu il più giovane magistrato d’Italia). Dopo vari incarichi, nel 1975 venne trasferito all’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo. Strinse un rapporto molto stretto con il suo superiore Rocco Chinnici, che prima di essere ucciso nel 1983, istituì il cosiddetto “pool antimafia”, un gruppo di giudici istruttori che, lavorando in gruppo, si sarebbero occupati solo dei reati di stampo mafioso. Borsellino fu confermato nel pool anche dal successore di Chinnici, Antonino Caponnetto.
A metà anni 80 Falcone e Borsellino istituirono il maxi-processo di Palermo basato sulle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta. Per ragioni di sicurezza trascorsero anche un periodo all’Asinara, insieme alle rispettive famiglie. Lo storico procedimento nell’aula bunker dell’Ucciardone portò nel 1987 a 342 condanne. Borsellino intanto chiese e ottenne di essere nominato procuratore a Marsala e il pool fu sciolto. Già nel 1991, si scoprì in seguito, la mafia aveva iniziato a progettare l’omicidio di Borsellino, che intanto tornò a Palermo come procuratore aggiunto.